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Dipinto Paesaggio con Rovine e Figure
ARARNO0216548

Dipinto Paesaggio con Rovine e Figure

ARARNO0216548
Dipinto Paesaggio con Rovine e Figure

Olio su tela. Dipinto all'antica che riprende i moduli della pittura del XVII-XVIII secolo, in particolare guarda ai capricci architettonici, ovvero scorci paesaggistici con inseriti elementi architettonici, resti o rovine che guardano al mondo classico. Ambientato lungo una costa marittima, con figure di pescatori sulla loro barchetta e popolani lungo la rovi, il dipinto è dominato dai resti di un tempio, con alte colonne e una statua dorata su un alto piedistallo. Il dipinto presenta una piccola caduta di color al centro, e un graffio della tela a sinistra. E' presentato in cornice coeva in legno scolpito.

Coppia di Versatoi da Farmacia con Coperchio in Maiolica
OGANCE0225300

Coppia di Versatoi da Farmacia con Coperchio in Maiolica

Italia Centrale Fine XIX Secolo

OGANCE0225300
Coppia di Versatoi da Farmacia con Coperchio in Maiolica

Italia Centrale Fine XIX Secolo

Coppia di versatoi da farmacia con coperchio in maiolica, decoro a finta marmorizzazione nei toni dell'azzurro su fondo bianco e scritta in bruno. Manico laterale insellato e beccuccio con mascherone.

Serigrafia di Tateishi Tiger
ARARCO0224459

Serigrafia di Tateishi Tiger

A Point 1973

ARARCO0224459
Serigrafia di Tateishi Tiger

A Point 1973

Serigrafia su carta. Firmato in basso a destra, numero di serie N.37100 in basso a sinistra, il titolo al centro. Opera dell'artista giapponese Tateishi Tiger, autore inizialmente di una pittura d'avanguardia che gli valse il riconoscimento di pioniere della pop-art giapponese, e successivamente autore di manga e illustrazioni. Tateishi visse a lungo in Italia, come pittore, disegnatore, architetto, e anche come designer per la Olivetti. L'opera è presentata in cornice.

Orologio da Appoggio con Figura di Imperatore
OGANOG0080855

Orologio da Appoggio con Figura di Imperatore

XIX Secolo - dal 1801 al 1900

OGANOG0080855
Orologio da Appoggio con Figura di Imperatore

XIX Secolo - dal 1801 al 1900

Orologio da tavolo in bronzo a patina scura e dorato. Due putti seduti e intenti a scrivere affiancano l'orologio. La mostra in metallo smaltato con ore a numeri romani è racchiusa dentro un serto in bronzo dorato. Alla sommità statua di imperatore; la corona, il mantello di ermellino, il bastone con la mano benedicente sono un forte richiamo alla figura di Napoleone Imperatore. Da evidenziare la diffusa lavorazione a bulino.

Scultura di Igor Mitoraj
ARARCO0224952

Scultura di Igor Mitoraj

Volto nascosto, 1984

ARARCO0224952
Scultura di Igor Mitoraj

Volto nascosto, 1984

Scultura in bronzo. Firma incisa sul lato destro del collo, con il numero di serie 121/3250. Artista polacco, prevalentemente consacrato alla scultura ma anche scenografo e pittore, Igor Mitoraj attinge diffusamente al mondo classico e ai protagonisti dei miti greci per creare un repertorio di figure con le quali costruire una sua personalissima mitologia. Teste, volti, occhi, bocche, sono da Mitoraj elaborati e restituiti allo spettatore come frammenti da lui delicatamente ricomposti o rielaborati. Le sue opere vogliono essere un monito dello scorrere del tempo, della nostra umana debolezza e fragilità, ma anche il simbolo della resistenza della bellezza. Mitoraj ha detto della sua arte: «Posso dire che per me la Bellezza è qualcosa che fa sognare, ma è molto più forte del sogno. È un ideale, un miraggio, un enigma.»

Dipinto di Mark Kostabi
ARARCO0222552

Dipinto di Mark Kostabi

Sustain, 2002

ARARCO0222552
Dipinto di Mark Kostabi

Sustain, 2002

Olio su tela. Firmato e datato in basso a destra. Al retro ulteriore firma, data e titolo. Mark Kostabi, pittore, scrittore, compositore, pianista e produttore californiano, dipinge figure senza volto, senza tempo, che possono essere tutti noi e nessuno di noi, esprimono la paura dell'uomo nella società, ma anche una lingua universale. Questo artista con lo spiccato senso degli affari, come insegna Andy Warhol, universalizza i soggetti della sua arte con evidenti omaggi ai grandi Maestri della storia dell'Arte. Di sè ha detto: "Il mio obiettivo è sempre stato quello di creare un'arte più interessante possibile. La mia arte dovrebbe arricchire la vita di chi la osserva, sia di un visitatore che guarda i miei quadri in un Museo, sia di un collezionista che guarda a lungo un Kostabi a casa sua, sia di un gruppo di studenti che riflette su uno dei miei murali, sempre più numerosi, eseguiti per un servizio pubblico. Le mie immagini danno gioia, anche se raccontano storie di solitudine, confusione e isolamento". L'opera è presentata in cornice.

Dipinto di Giuliano Menegon
ARARCO0225391

Dipinto di Giuliano Menegon

Uccidiamo il chiaro di luna

ARARCO0225391
Dipinto di Giuliano Menegon

Uccidiamo il chiaro di luna

Olio su tela. Al retro presenti la firma e il titolo. L'intenso percorso artistico di Menegon, artista vivente di origini veneziane, è caratterizzato da una totale adesione alla musicalità dei versi poetici e da una estrema sensibilità a cogliere lo spirito narrativo di alcuni tra i più significativi episodi letterari contemporanei, proponendo un'efficace sinergia tra differenti campi espressivi. Dalla lettura di diversi poeti - Pound, Rimbaud, Eliot, Montale, Campana e Rilke, poi l'amato Thomas Bernhard e Paul Celan- Menegon ha dato vita per ciascuno di essi ad un ciclo di opere. In questo caso, il titolo dell'opera rimanda all'omonimo manifesto politico futurista di Filippo Tommaso Marinetti, pubblicato nel 1909 in francese e poi nel 1911 in italiano.

Dipinto di Luca Caccioni
ARARCO0224463

Dipinto di Luca Caccioni

Senza titolo 1992

ARARCO0224463
Dipinto di Luca Caccioni

Senza titolo 1992

Tecnica mista su carta. Firmato in basso al centro. Al retro il timbro dell'artista con la firma e la data dell'opera. Caccioni, artista che è nato, si è formato e vive tuttora a Bologna, è uno dei protagonisti di una generazione che è giunta ormai ad una definitiva maturazione linguistica e occupa uno spazio di rilievo all'interno del panorama artistico contemporaneo. La sua ricerca utilizza principalmente materiali inconsueti come gli acetati, il pvc e, più recentemente, fondali scenici di opere teatrali dell'Ottocento, sui quali interviene dipingendo forme tratte da una memoria personale e dalle suggestioni provenienti da culture e periodi storici diversi. Elemento ricorrente nell'opera di Luca Caccioni è la scrittura, segno autosignificante che disegna l'opera ed è capace di raccontare pensieri; lavorando per sovrapposizione, le immagini sono costruite per addizione o sottrazione del colore sui vari supporti. Opera in cornice.

Dipinto di Luca Caccioni
ARARCO0224462

Dipinto di Luca Caccioni

Senza titolo 1991

ARARCO0224462
Dipinto di Luca Caccioni

Senza titolo 1991

Tecnica mista su carta. Firmato in basso al centro. Al retro il timbro dell'artista con la firma e la data dell'opera. Caccioni, artista che è nato, si è formato e vive tuttora a Bologna, è uno dei protagonisti di una generazione che è giunta ormai ad una definitiva maturazione linguistica e occupa uno spazio di rilievo all'interno del panorama artistico contemporaneo. La sua ricerca utilizza principalmente materiali inconsueti come gli acetati, il pvc e, più recentemente, fondali scenici di opere teatrali dell'Ottocento, sui quali interviene dipingendo forme tratte da una memoria personale e dalle suggestioni provenienti da culture e periodi storici diversi. Elemento ricorrente nell'opera di Luca Caccioni è la scrittura, segno autosignificante che disegna l'opera ed è capace di raccontare pensieri; lavorando per sovrapposizione, le immagini sono costruite per addizione o sottrazione del colore sui vari supporti. Opera in cornice.

Dipinto di Roberto Coda Zabetta
ARARCO0224455

Dipinto di Roberto Coda Zabetta

Senza titolo, 2004

ARARCO0224455
Dipinto di Roberto Coda Zabetta

Senza titolo, 2004

Smalti su tela. Firmato e datato al retro. Il lavoro pittorico dell'artista Roberto Coda Zabetta è oggetto di definizioni della critica fra le più complesse e contraddittorie: chi vede il dolore, la rabbia, la paura, il disagio o chi ancora la provocazione, il sogno, l'inconscio. Il percorso artistico di Roberto Coda Zabetta, che gira molto il mondo, è spesso caratterizzato dall'incontro con la cultura e l'iconografia dei paesi che scopre, come dagli eventi, a volte drammatici, di cui essi sono protagonisti.

Dipinto di Concetto Pozzati
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Dipinto di Concetto Pozzati

Imagologia 2001

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Dipinto di Concetto Pozzati

Imagologia 2001

Olio e acrilico su tela. Firma, data e titolo al retro. Concetto Pozzati è stato un artista eclettico: dopo gli esordi nel clima dell'Informale, l'artista ha rielaborato in chiave personale gli influssi della Pop Art internazionale, rimanendo sempre legato ad una figurazione semplificata, ironica, con atmosfere surrealiste. L'opera presentata è riconducibile al periodo artistico del Pozzati degli anni '80, '90 e 2000, caratterizzato da una pittura densa e carnosa che registra l'interesse dell'artista per gli oggetti del quotidiano e d'affezione; appartiene alla serie intitolata "Imagologia", gruppi di volti raffigurati sulla tela in sovrapposizioni e incroci. Di tale serie l' artista ha detto :" queste teste temono la pittura perché spesso raccolgono solo il segno. Il mistero di una testa è sempre nel visibile ma… l'enigma è sempre un rapporto inaspettato. Le teste resistono (ancora per quanto?) alla banalità perché le differenze tra loro sono estreme. Che sia il caso di occuparsi del passato? Il passato è più facile da guardare. Le teste non lasciano uscire la vita dai loro confini. Il volto non si stacca dal reperto strappato. Le teste hanno cessato di essere arroganti. Le teste, queste teste, entrano nel mio calendario. Teste dal filo spinato: reticolato di teste. Queste teste potrebbero uscire e rientrare da un momento all'altro. Tutte queste, tante teste, hanno bisogno di una pausa se non di un ping-pong a due. Continuare a dare un senso a queste teste come a un dialogo di maschere differenti che rimbalzano nella circolarità del tempo e nella persistente memorizzazione." Opera in cornice.

Dipinto di Franco Rognoni
ARARCO0222561

Dipinto di Franco Rognoni

Passanti 1993

ARARCO0222561
Dipinto di Franco Rognoni

Passanti 1993

Tecnica mista su tela. Firmato in basso a destra. Al retro è presente etichetta di galleria d'arte con i dati dell'opera e il prezzo; presente inoltre etichetta di partecipazione alla MiArt 2008. L'opera appartiene all'ultimo periodo di Franco Rognoni, in cui ripresosi dalla crisi esistenziale che lo aveva distolto dall'arte pittorica da cavalletto, riprese a dipingere con forme ispirate ad una visione fantastica della vita, supportata dal colore vivido. L'opera è presentata in cornice.

Dipinto di Remo Squillantini
ARARCO0222558

Dipinto di Remo Squillantini

Rimorsi

ARARCO0222558
Dipinto di Remo Squillantini

Rimorsi

Olio su tavola. Firmato in basso a sinistra. Al retro ulteriore firma e il titolo. Remo Squillantini, illustratore e pittore, ha realizzato immagini capaci di rendere con efficacia la sua visione del mondo, una visione profondamente malinconica, che l'artista sa rendere con sensibilità e ironica poesia. Squillantini propone un'umanità annoiata, priva di valori e di aspirazioni; i suoi personaggi sono comparse anonime che affollano il palcoscenico della quotidianità, uomini invecchiati e donne sfiorite, senza più sogni, desideri, illusioni. L'opera è presentata in cornice.

Dipinto di Remo Squillantini
ARARCO0222505

Dipinto di Remo Squillantini

Figure

ARARCO0222505
Dipinto di Remo Squillantini

Figure

Olio su tavola. Firmato in basso a destra. Al retro ulteriore firma e numero di registrazione FSC67 presso l'archivio generale delle opere dell'artista. L'opera è corredata di autentica su foto. Remo Squillantini, illustratore pittore, ha realizzato immagini capaci di rendere con efficacia la sua visione del mondo, una visione profondamente malinconica, che l'artista sa rendere con sensibilità e ironica poesia. Squillantini propone un'umanità annoiata, priva di valori e di aspirazioni; i suoi personaggi sono comparse anonime che affollano il palcoscenico della quotidianità, uomini invecchiati e donne sfiorite, senza più sogni, desideri, illusioni. L'opera è presentata in cornice.

Dipinto di Giovan Francesco Gonzaga
ARARCO0225393

Dipinto di Giovan Francesco Gonzaga

Frutti in un Paesaggio

ARARCO0225393
Dipinto di Giovan Francesco Gonzaga

Frutti in un Paesaggio

Olio su tela. Firmato in basso a destra. Al retro ulteriore firma, il titolo el 'ubicazione di realizzazione dell'opera (Studio di Milano). Artista milanese autodidatta, Giovan Francesco Gonzaga dichiarò "la mia vera maestra è la Natura" e, ad essa fedele, si dedicò prevalentemente alle scene con i cavalli (passione ereditata dall'esperienza nel Savoia Cavalleria durante la guerra) ai paesaggi e alle nature morte, sempre raffigurati “en plein air”. Le sue tele traboccano di amore e di rispetto per i cavalli e per gli animali in genere, la natura è sempre ammirata come fonte di genuinità, purezza e libertà. Ha scritto di lui Vittorio Sgarbi: "La sapienza di Giovan Francesco Gonzaga sta nel disegno, che è forte e deciso..... Le immagini vibrano di inquietudine, nel segno della lotta dell'uomo contro se stesso, nell'inferno di una storia che sembra ripetere sempre lo stesso dramma. Ma se il disegno preparatorio è mirabile, il colore di questo artista ha una regalità e una sensibilità che provengono da una percezione musicale della cromia, dove la tavolozza si esprime in improvvisi, in variazioni e in ritmi pulsanti". L'opera è presentata in cornice.

Piatto da Parata in Maiolica M.A.P. Mengaroni Pesaro
OGANCE0225118

Piatto da Parata in Maiolica M.A.P. Mengaroni Pesaro

Italia Anni '20 '30

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Piatto da Parata in Maiolica M.A.P. Mengaroni Pesaro

Italia Anni '20 '30

Piatto da parata in maiolica con decoro monocromo nei toni del bruno su fondo bianco raffigurante ibis e altri uccelli acquatici. Sotto la base marchio della manifattura: M.A.P. maioliche artistiche pesaresi, Mengaroni.

Dipinto di Dadamaino
ARARCO0224461

Dipinto di Dadamaino

Senza titolo, 1958

ARARCO0224461
Dipinto di Dadamaino

Senza titolo, 1958

Olio su tela. Firma e data in basso a sinistra. L'opera appartiene alla primissima produzione di Dadamaino, l' artista milanese considerata una figura primaria della pittura d'avanguardia. Nel 1958 l'artista, come lei stessa diede indicazione nella sua biografia pubblicata sul Catalogo dei 6 pittori lombardi , partecipò al XII Premio Michetti a Francavilla al Mare, e ad una collettiva in agosto ad Albisola Marina presso il Circolo degli Artisti nel Palazzo comunale, circolo fondato con l'intento di permettere ai giovani artisti emergenti di esprimersi e confrontarsi (nella prima edizione del1957 tale mostra aveva riunito nomi di rilievo come Fontana, Sassu, Reggiani; alle successive del '58 erano presenti Osvaldo Pivetta, Mazzon, Walter Cuneo, Lam...)..). La partecipazione a tale evento evidenzia l'adesione di Dadamaino al clima artistico della cittadina ligure, centro d'arte già molto vivo a livello internazionale. E' documentata la partecipazione della Dadamaino al Circolo di Albisola nel1958 con opere assolutamente vicine a quella qui presentata: esse sono caratterizzate da una pittura ancora di tipo informale naturalistico, con abbondanza di colore e paste pittoriche. Miklas Varga, docente di Storia dell'arte all'Accademia di Brera, nonchè intellettuale poeta e scrittore, scrive nello stesso anno che Dadamaino "presenta nelle opere di nuovissima tendenza un equilibrio di volumi sapientemente costruiti dove i rapporti spazio-luce raggiungono una propria autonomia, creando elementi convertibili in nuove sensazioni visive ed infine una modernissima dinamica". L'opera presenta lievi cadute di colore. E' presentata in cornice.

Dipinto di Massimo Soldati
ARARCO0224456

Dipinto di Massimo Soldati

Valtellina 2000

ARARCO0224456
Dipinto di Massimo Soldati

Valtellina 2000

Tecnica mista su tela. Al verso presenti firma, titolo, data e la dedica alla critica dell'arte Rossana Bossaglia. L'opera appartiene alla fase pittorica del pittore Massimo Soldati, evolutasi dopo il 1985 e caratterizzata dalla ricerca di nuove tecniche espressive e dall'utilizzo di materiali diversi, passando dal figurativo formale al figurativo informale ed all'astratto concettuale. L'opera è presentata in cornice.

Dipinto di Giovan Francesco Gonzaga
ARARNO0222539

Dipinto di Giovan Francesco Gonzaga

Fiori

ARARNO0222539
Dipinto di Giovan Francesco Gonzaga

Fiori

Olio su tela. Firmato in basso a destra. Al retro ulteriore firma e il titolo. Artista milanese autodidatta, Giovan Francesco Gonzaga dichiarò "la mia vera maestra è la Natura", e ad essa fedele, si dedicò prevalentemente alle scene con i cavalli (passione ereditata dall'esperienza nel Savoia Cavalleria durante la guerra) ai paesaggi e alle nature morte, sempre raffigurati “en plein air”. Ha scritto di lui Vittorio Sgarbi: "La sapienza di Giovan Francesco Gonzaga sta nel disegno, che è forte e deciso..... Le immagini vibrano di inquietudine, nel segno della lotta dell'uomo contro se stesso, nell'inferno di una storia che sembra ripetere sempre lo stesso dramma. Ma se il disegno preparatorio è mirabile, il colore di questo artista ha una regalità e una sensibilità che provengono da una percezione musicale della cromia, dove la tavolozza si esprime in improvvisi, in variazioni e in ritmi pulsanti". In cornice.

Dipinto di Giancarlo Cazzaniga
ARARCO0222528

Dipinto di Giancarlo Cazzaniga

Jazz Man - Il batterista

ARARCO0222528
Dipinto di Giancarlo Cazzaniga

Jazz Man - Il batterista

Tecnica mista su cartoncino, applicato a tela. Firmato in basso a destra. Giancarlo Cazzaniga, esponente del Realismo Esistenziale milanese, fu prevalentemente un paesaggista, ma per la sua passione del Jazz (fu amico di Chet Baker) realizzò anche alcuni lavori su tale tema. In particolare la serie dei "Jazz man", dedicati si vari strumentisti di tale genere musicale. L'opera è presentata in cornice.

Dipinto di Giancarlo Cazzaniga
ARARCO0222527

Dipinto di Giancarlo Cazzaniga

Jazz man - Il sassofonista

ARARCO0222527
Dipinto di Giancarlo Cazzaniga

Jazz man - Il sassofonista

Tecnica mista su cartoncino, applicato a tela. Firmato in basso a destra. Giancarlo Cazzaniga, esponente del Realismo Esistenziale milanese, fu prevalentemente un paesaggista, ma per la sua passione del Jazz (fu amico di Chet Baker) realizzò anche alcuni lavori su tale tema. In particolare la serie dei "Jazz man", dedicati si vari strumentisti di tale genere musicale. L'opera è presentata in cornice.

Bassorilievo in bronzo di  Francesco Messina
ARARCO0222372

Bassorilievo in bronzo di Francesco Messina

Ballerina

ARARCO0222372
Bassorilievo in bronzo di Francesco Messina

Ballerina

Placca in bronzo. Firma incussa in basso a destra. Una ballerina, nuda, è seduta a terra intenta ad allacciarsi le scarpette. Il tema delle ballerine, sia scolpite che dipinte o litografate, ha caratterizzato, insieme al tema dei cavalli, molta parte della produzione degli anni Settanta e degli anni Ottanta del noto artista siciliano. La scultura di Francesco Messina, così carica di echi dell'eredità classica greco-romana ed ellenistica, "si caratterizza", ha scritto Carlo Carrà, per "un fare semplice e grandioso" e per un "procedimento idealistico e classico" in grado di dar vita a forme che restano come "immagini ideali". Il rilievo è montato su pannello e incorniciato.

Dipinto di Gabriella Benedini
ARARNO0221348

Dipinto di Gabriella Benedini

Composizione a quattro pannelli, 1978

ARARNO0221348
Dipinto di Gabriella Benedini

Composizione a quattro pannelli, 1978

Tecnica mista su tela applicata a pannelli lignei, che propongono una sequenza. In basso a destra la sigla dell'artista GB e la numerazione dei pannelli; al verso di ciascun pannello è presente la firma per esteso, con la data e i seguenti titoli sequenziali: "By Bosch", "Declinazione di una civetta", Trascrizione" e "Scomparsa per civetteria". Gabriella Benedini ha definito la sua figura d'artista come "un nomade alla ricerca del senso profondo delle cose". Anche se attratta e interessata dalla pittura astratto-informale prima, dal Realismo Esistenziale e dalla Nuova Figurazione poi, Gabriella Benedini procede per una ricerca strettamente personale non assimilabile ad alcuna corrente specifica. Tutti gli anni Settanta sono segnati prevalentemente da opere pittoriche che sono il riflesso di spunti letterari filtrati dal suo bisogno di crescita e di confronto. Attraverso poi la sua passione per l'Alchimia, la Benedini comincia a trasformare in opere d'arte qualsiasi cosa le capiti sottomano; conchiglie, pagine di vecchi libri, flaconi, tutto si combina in un insieme armonioso che ricorda gli spazi. I suoi lavori diventano perciò soprattutto tridimensionali, o da appendere a parete, oppure sono sculture, anche di grandi dimensioni. I quattro pannelli sono qui presentati in cornice unica.

Grande Armadio Barocco
ANMOAM0222276

Grande Armadio Barocco

Piemonte Inizio XVIII Secolo

ANMOAM0222276
Grande Armadio Barocco

Piemonte Inizio XVIII Secolo

Grande armadio a due ante ornate con caratteristiche formelle; cappello aggettante articolato in cornicette. In noce, è stato ridotto nella profondità e i piedi sono stati ribassati.