tipologia specifica

prezzo

1 € 34000 € Applica

stile

artista

specifica tecnica

designer

produzione

stilista

materiale

dimensioni


1 cm 7605 cm

1 cm 1007 cm

0 cm 875 cm

2 cm 296 cm

25 cm 249 cm
Applica

ordina per

Dipinto di Carlo Domenici
ARARNO0140812

Dipinto di Carlo Domenici

ARARNO0140812
Dipinto di Carlo Domenici

Olio su cartone. Firmato in basso a destra. Al retro ulteriore firma, il titolo e la (data 1945?). Nato a Livorno nel 1898, Carlo Domenici si iscrisse a soli 13 anni all'Accademia di belle arti di Firenze, dove frequentò i corsi di disegno, litografia e acquaforte. Nel 1924 partecipò con quaranta opere all'ottava mostra del Gruppo Labronico, gruppo di pittori fondato a Livorno e attivo dal 1920, con lo scopo di valorizzare l'arte livornese; Domenici ne diventa uno dei principali esponenti. La sua pittura si distingue per la luminosità e il senso vivo e gioioso della natura, fondata su un disegno fluente e sicuro che ha sempre come protagonista la sua Toscana, con tre zone in particolare: la Maremma, con i suoi contadini e animali al lavoro nei campi, la sua città Livorno e l'isola d'Elba. Domenici morì a Portoferraio nel 1981. L'opera qui proposta presenta uno scorcio dell'Isola d'Elba, con il buttero che conduce al pascolo un cavallino bianco. In cornice, con mancanze.

Giovan Francesco Gonzaga
ARARNO0146698

Giovan Francesco Gonzaga

Don Chisciotte della Mancia 1962

ARARNO0146698
Giovan Francesco Gonzaga

Don Chisciotte della Mancia 1962

Olio su tela. Firmato in basso a sinistra. Al retro presenti ulteriore firma con la data e il titolo dell'opera. Presente inoltre cartiglio della Galleria Gussoni di Milano, relativo a mostra personale dedicata all'autore, riportante oltre i dati dell'opera, il numero 41 di catalogo e il nome del collezionista proprietario. Artista milanese discendente da un ramo cadetto dei nobili Gonzaga mantovani, Giovan Francesco prese parte ancora ventenne alla Seconda Guerra Mondiale con il Savoia Cavalleria partecipando, con lo squadrone “Fantasma” ad azioni di pattuglia nella steppa russa. I mesi passati a strettissimo contatto con il cavallo durante la guerra, accesero in lui una vera e propria passione per i cavalli, che divennero soggetto privilegiato di numerosissimi dipinti, sculture e poesie. Artista autodidatta, dichiarò "la mia vera maestra è la Natura", e ad essa fedele, dopo i cavalli, si dedicò prevalentemente ai paesaggi e alle nature morte, sempre raffigurati “en plein air”. Ha scritto di lui Vittorio Sgarbi: "La sapienza di Giovan Francesco Gonzaga sta nel disegno, che è forte e deciso..... Le immagini vibrano di inquietudine, nel segno della lotta dell'uomo contro se stesso, nell'inferno di una storia che sembra ripetere sempre lo stesso dramma. Ma se il disegno preparatorio è mirabile, il colore di questo artista ha una regalità e una sensibilità che provengono da una percezione musicale della cromia, dove la tavolozza si esprime in improvvisi, in variazioni e in ritmi pulsanti". Le sue opere figurano in diversi musei, fra cui quello della Cavalleria di Pinerolo, il Museo Storico della Guardia di Finanza a Roma, il Museo di Tel Aviv, L'Art Museum di Los Angeles, in collezioni pubbliche e private in Italia, Francia, Spagna, Lussemburgo, Indonesia, Cina, Giappone, Singapore e America. Tra le diverse figure a cavallo rappresentate dall'artista, a denotare la sua passione per tale animale, particolare è questo Don Chisciotte della Mancia, accompagnato dal fido Sancho che cavalca il suo asino: la ripresa frontale crea un effetto di slancio con la smilza ma eretta figura di Don Chisciotte che si staglia nel cielo, di cui veste gli stessi colori, impugnando la lancia anch'essa azzurra; le cavalcature e Sancho invece nelle tonalità brune, riconducono alla terra, alla materialità. L'opera è presentata in cornice.

Giulio Sommati di Mombello
ARAROT0144128

Giulio Sommati di Mombello

Il Frate e la Pittrice 1887

ARAROT0144128
Giulio Sommati di Mombello

Il Frate e la Pittrice 1887

Olio su tela. Firmato e datato in basso a destra. Scena di genere ambientata in un ambiente museale, ove una giovane pittrice si sta cimentando nella riproduzione di un'opera, sotto lo sguardo severo di un frate. E' opera di Giulio Sommati di Mombello, artista torinese di nobile famiglia, che si formò artisticamente all'Accademia Albertina di Torino, città ove visse e lavorò, pur esponendo in tutte le città italiane. Dipinse scene di genere, ritratti, scorci urbani (particolari i suoi mercati di Torino), paesaggi, e dal primo decennio del '900, anche numerose marine, a seguito della sua scoperta e innamoramento della Riviera ligure. Ebbe tra i suoi estimatori il Re (dal quale ottenne la nomina a Cavaliere del Regno) la Regina Margherita, Elisabetta di Sassonia Duchessa di Genova, la Promotrice di Torino, Principi, Pinacoteche comunali e nazionali e amatori d'arte sparsi in tante regioni d'Italia. E' considerato " sicuramente un grande poeta e la sua poesia, si è estrinsecata nei colori della natura (madre e maestra) che ha riportato sulla tela”. L'opera è presentata in cornice in stile.

Angelo Del Bon
ARARNO0142076

Angelo Del Bon

Alberi sulla Riva del Lago

ARARNO0142076
Angelo Del Bon

Alberi sulla Riva del Lago

Olio su tela. firmato in basso a destra. Sul retro sono presenti: timbro della Galleria Annunziata di Milano ed etichetta di partecipazione a mostra presso la stessa, ulteriore cartiglio di mostra del 1951 presso la Galleria d'Arte il Grattacielo di Legnano, altri due timbri di ulteriori gallerie d'arte. Il dipinto è corredato di autentica su foto con timbro del Catalogo generale delle opere di A.Del bon e numero di catalogazione. Nato a Milano e formatosi all'Accademia di Brera, come allievo di di Alciati, Angelo Del Bon esordì a Monza nel 1924 alla mostra del ritratto femminile. Nel 1926 partecipò alla seconda mostra del Novecento italiano, ma si discostò subito da tale movimento e dalla sua pesantezza e staticità, ricercando piuttosto una maggiore lievità di tinte e spostando l'interesse dalla forma al colore, per arrivare ad un definizione essenzialmente cromatica del quadro, sulle suggestioni anche del postimpressionismo. Dal 1930, anno in cui fu nuovamente presente alla Biennale di Venezia, iniziò il dialogo con la natura e la descrizione nitida del paesaggio lombardo, puntando a una definizione più chiara e luminosa dello spazio circostante. A partire dal 1932, giunse a un azzeramento totale dei valori di superficie, introducendo ampi squarci di bianco e definendo una sua tecnica peculiare, che prevedeva l'applicazione sulla tela di un consistente strato di bianco di zinco, procedendo successivamente con impasti di colore puro e raschiature per lasciar emergere la preparazione dal fondo. Il Del Bon ottenne opere di una chiarezza e luminosità assolute, accentuate dall'uso di tinte pastello, che dal 1933 in poi caratterizzarono i suoi quadri. Dipinse prevalentemente paesaggi lombardi; dal 1941 iniziò la serie delle nature morte e dei fiori. Nel 1940 costituì con l'amico Grossetti la galleria Annunciata, alla quale il Del Bon diede in esclusiva tutta la sua produzione. L'opera è presentata in cornice in stile.

Fabio Fabbi
ARAROT0144122

Fabio Fabbi

Caffè Arabo

ARAROT0144122
Fabio Fabbi

Caffè Arabo

Olio su tavola. firmato in basso a sinistra. Soggetto orientalista che propone il caffè arabo quale luogo preposto anche a fumare il narghilé, attività a cui sono intenti due uomini: la scena è ambientata all'aperto, davanti all'accesso a volta del locale, con il minareto di sfondo. L'opera rientra nella produzione più caratteristica di Fabio Fabbi, pittore bolognese che ,a seguito dei suoi viaggi in Oriente a partire dal 1886 si dedicò quasi esclusivamente a questo genere pittorico, in cui seppe associare ai temi dell'esotismo e del viaggio, un bozzettismo rapido e vivace. Dagli inizi del '900, il Fabbi si dedicò anche alla carriera di illustratore, illustrando numerosi romanzi della letteratura classica, ma prediligendo quelli d'avventura , in particolare i romanzi salgariani, in cui potè esprimere la sua passione per l'esotismo. L'opera proposta è presentata in cornice in stile.

Raoul Viviani
ARARNO0146525

Raoul Viviani

Scorcio di Canale con Barche

ARARNO0146525
Raoul Viviani

Scorcio di Canale con Barche

Olio su tela. Firmato in basso a sinistra. Trasferitosi da piccolo con la famiglia a Milano, nel 1898, ancora molto giovane, Raoul Viviani si iscrive all'Accademia di Brera, dove studia sotto la guida di Giuseppe Mentessi (1857-1931). Contemporaneamente frequenta la scuola di nudo della Famiglia Artistica, con la quale espone per la prima volta a soli 17 anni, riscuotendo subito un grande successo di pubblico e di critica, come pittore di paesaggio dalla forte personalità e modernità e per il suo originalissimo stile caratterizzato da forti sperimentazioni cromatiche. Nel 1912 partecipa alla biennale di Venezia e partecipa successivamente a numerose mostre nazionali ed internazionali. Dal 1926 inizia la sua carriera nel campo della critica d'arte, scrivendo per diverse testate giornalistiche, ma la sua opposizione al fascismo lo porta a scegliere l'esilio volontario: nel 1931 si trasferisce in Uruguay, ove fonda e dirige l'Accademia di Belle Arti di Montevideo. Rientrato a Milano nel 1937, riprende la sua attività sia pittorica che di critico. Negli anni '50 si trasferisce a Rapallo per motivi di salute e vi resta sino alla morte. Originalissimo paesaggista, che si cimenta nella pittura d olio ma anche nell'acquarello e nell' incisione, si avvicina molto alla pittura divisionista sviluppando però una sua tecnica personale, caratterizzata da sottilissimi filamenti di colore dalla forma di sottili virgole, che definiscono le strutture dei suoi paesaggi. Con il suo trasferimento in Liguria, diventa protagonista delle sue opere il paesaggio ligure i e anche la sua tecnica muta, allontanandosi dall'originale divisionismo per aprirsi ad una pennellata ampia e sommaria, che sfocia infine nell'ultimo periodo in una produzione di nature morte dai colori violenti e contrastanti. In questo scorcio è ben evidente il suo stile pittorico caratteristico. E' presentato in cornice.

Carlo Perindani
ARARNO0142079

Carlo Perindani

Capri Calma

ARARNO0142079
Carlo Perindani

Capri Calma

Olio su cartone. Firmato in basso a sinistra. Al retro cartiglio della Galleria Bolzani di Milano, con il titolo dell'opera. Pittore e incisore, originario di Milano, Carlo Perindani visitò l'Isola di Capri per la prima volta nel 1924 e lì conobbe una nutrita colonia di artisti (tra i quali i pittori Carlo Siviero, Giuseppe Casciaro, Augusto Lovatti e Antonino Leto) di scuola e di sensibilità diverse, che si recavano abitualmente sull'isola attratti dalla abbagliante luce mediterranea, dalla natura selvaggia delle rocce e dalla vita semplice degli abitanti. Anche egli si lasciò sedurre dalla realtà dell'isola, che divenne soggetto privilegiato delle sue opere. In cornice.

Giovan Francesco Gonzaga
ARARNO0146696

Giovan Francesco Gonzaga

Natura Morta 1948

ARARNO0146696
Giovan Francesco Gonzaga

Natura Morta 1948

Olio su tela. Firmato e datato in basso a sinistra. Artista milanese discendente da un ramo cadetto dei nobili Gonzaga mantovani, Giovan Francesco prese parte ancora ventenne alla Seconda Guerra Mondiale con il Savoia Cavalleria partecipando, con lo squadrone “Fantasma” ad azioni di pattuglia nella steppa russa. I mesi passati a strettissimo contatto con il cavallo durante la guerra, accesero in lui una vera e propria passione per i cavalli, che divennero soggetto privilegiato di numerosissimi dipinti, sculture e poesie. Artista autodidatta, dichiarò "la mia vera maestra è la Natura", e ad essa fedele, dopo i cavalli, si dedicò prevalentemente ai paesaggi e alle nature morte, sempre raffigurati “en plein air”. Ha scritto di lui Vittorio Sgarbi: "La sapienza di Giovan Francesco Gonzaga sta nel disegno, che è forte e deciso..... Le immagini vibrano di inquietudine, nel segno della lotta dell'uomo contro se stesso, nell'inferno di una storia che sembra ripetere sempre lo stesso dramma. Ma se il disegno preparatorio è mirabile, il colore di questo artista ha una regalità e una sensibilità che provengono da una percezione musicale della cromia, dove la tavolozza si esprime in improvvisi, in variazioni e in ritmi pulsanti". Le sue opere figurano in diversi musei, fra cui quello della Cavalleria di Pinerolo, il Museo Storico della Guardia di Finanza a Roma, il Museo di Tel Aviv, L'Art Museum di Los Angeles, in collezioni pubbliche e private in Italia, Francia, Spagna, Lussemburgo, Indonesia, Cina, Giappone, Singapore e America. In questa natura morta compaiono su un tavolino gli elementi di un momento della quotidianità, quello di un thé pomeridiano: due teiere in argento, la tazza con il cucchiaino e il tovagliolo di pizzo, un piattino con il limone che poggia su alcune foto; sulla parete di sfondo, rossa, una stampa in cornice. Spiccano il cromatismo intenso e la forza espressiva degli elementi. L'opera è presentata in cornice.

Raoul Viviani
ARARNO0146527

Raoul Viviani

Vaso di Fiori

ARARNO0146527
Raoul Viviani

Vaso di Fiori

Olio su cartone telato. Firmato in basso a sinistra. Trasferitosi da piccolo con la famiglia a Milano, nel 1898, ancora molto giovane, Raoul Viviani si iscrive all'Accademia di Brera, dove studia sotto la guida di Giuseppe Mentessi (1857-1931). Contemporaneamente frequenta la scuola di nudo della Famiglia Artistica, con la quale espone per la prima volta a soli 17 anni, riscuotendo subito un grande successo di pubblico e di critica, come pittore di paesaggio dalla forte personalità e modernità e per il suo originalissimo stile caratterizzato da forti sperimentazioni cromatiche. Nel 1912 partecipa alla biennale di Venezia e partecipa successivamente a numerose mostre nazionali ed internazionali. Dal 1926 inizia la sua carriera nel campo della critica d'arte, scrivendo per diverse testate giornalistiche, ma la sua opposizione al fascismo lo porta a scegliere l'esilio volontario: nel 1931 si trasferisce in Uruguay, ove fonda e dirige l'Accademia di Belle Arti di Montevideo. Rientrato a Milano nel 1937, riprende la sua attività sia pittorica che di critico. Negli anni '50 si trasferisce a Rapallo per motivi di salute e vi resta sino alla morte. Originalissimo paesaggista, che si cimenta nella pittura d olio ma anche nell'acquarello e nell' incisione, si avvicina molto alla pittura divisionista sviluppando però una sua tecnica personale, caratterizzata da sottilissimi filamenti di colore dalla forma di sottili virgole, che definiscono le strutture dei suoi paesaggi. Con il suo trasferimento in Liguria, diventa protagonista delle sue opere il paesaggio ligure i e anche la sua tecnica muta, allontanandosi dall'originale divisionismo per aprirsi ad una pennellata ampia e sommaria, che sfocia infine nell'ultimo periodo in una produzione di nature morte dai colori violenti e contrastanti. L'opera qui presentata propone una composizione di fiori in vaso, tema meno tipico del Viviani seppur espresso con la sua personale tecnica. Presentato in cornice

Raoul Viviani
ARARNO0146524

Raoul Viviani

La Strada di Campagna

ARARNO0146524
Raoul Viviani

La Strada di Campagna

Olio su faesite. Firmato in basso a sinistra. Trasferitosi da piccolo con la famiglia a Milano, nel 1898, ancora molto giovane, Raoul Viviani si iscrive all'Accademia di Brera, dove studia sotto la guida di Giuseppe Mentessi (1857-1931). Contemporaneamente frequenta la scuola di nudo della Famiglia Artistica, con la quale espone per la prima volta a soli 17 anni, riscuotendo subito un grande successo di pubblico e di critica, come pittore di paesaggio dalla forte personalità e modernità e per il suo originalissimo stile caratterizzato da forti sperimentazioni cromatiche. Nel 1912 partecipa alla biennale di Venezia e partecipa successivamente a numerose mostre nazionali ed internazionali. Dal 1926 inizia la sua carriera nel campo della critica d'arte, scrivendo per diverse testate giornalistiche, ma la sua opposizione al fascismo lo porta a scegliere l'esilio volontario: nel 1931 si trasferisce in Uruguay, ove fonda e dirige l'Accademia di Belle Arti di Montevideo. Rientrato a Milano nel 1937, riprende la sua attività sia pittorica che di critico. Negli anni '50 si trasferisce a Rapallo per motivi di salute e vi resta sino alla morte. Originalissimo paesaggista, che si cimenta nella pittura d olio ma anche nell'acquarello e nell' incisione, si avvicina molto alla pittura divisionista sviluppando però una sua tecnica personale, caratterizzata da sottilissimi filamenti di colore dalla forma di sottili virgole, che definiscono le strutture dei suoi paesaggi. Con il suo trasferimento in Liguria, diventa protagonista delle sue opere il paesaggio ligure i e anche la sua tecnica muta, allontanandosi dall'originale divisionismo per aprirsi ad una pennellata ampia e sommaria, che sfocia infine nell'ultimo periodo in una produzione di nature morte dai colori violenti e contrastanti. In quest'opera in cui ben si apprezza la caratteristica tecnica del Viviani, lungo il sentiero di campagna che costeggia il canale, compare una figura di donna, che costituisce un'eccezione nella sua produzione, solitamente piva di elementi figurativi. Opera in cornice.

Carlo Dalla Zorza
ARARNO0141437

Carlo Dalla Zorza

Asolo 1961

ARARNO0141437
Carlo Dalla Zorza

Asolo 1961

Olio su tela. Siglato in basso. Al retro è presente etichetta della Galleria Ponte Rosso di Milano, con timbri, recante i dati dell'opera. Nato a Venezia nel 1903, Dalla Zorza frequentò l'Istituto d'Arte ed espose per la prima volta alla mostra annuale "Bevilacqua La Masa" nel 1922. Nel '24 ottenne un premio internazionale a Buenos Aires e nello stesso anno fu per la prima volta presente con un disegno alla Biennale Veneziana. La grande rassegna internazionale lo vide presente fino al 1954 per dodici volte successive. Carlo Dalla Zorza appartiene alla seconda generazione della "Scuola di Burano" con Vellani Marchi, Seibezzi, Candiani ed altri. Nel 1946 ebbe il prestigioso riconoscimento del Premio Burano di Pittura che fu il primo premio di livello internazionale del dopoguerra. A Burano lavorò intensamente : "affrontò la pittura di quel paesaggio straordinario formato dagli orti, dalle barene e dai canali tra Burano, Mazzorbo, Torcello, con la sua sensibilità innata di disegnatore". Fu anche illustratore, mosaicista e acquafortista. Il paesaggio qui proposto riprende uno scorcio della campagna di Asolo, paesino della provincia di Treviso: dominano le suggestioni del verde tenero e dell'azzurro che sfuma nelle sagome dei monti. In cornice.

Carlo Perindani
ARARNO0142078

Carlo Perindani

Capri

ARARNO0142078
Carlo Perindani

Capri

Olio su cartone. Firmato in basso a sinistra. Al retro presente ulteriore firma e titolo, ed etichetta della Galleria Bolzani di Milano. Pittore e incisore, originario di Milano, Carlo Perindani visitò l'Isola di Capri per la prima volta nel 1924 e lì conobbe una nutrita colonia di artisti (tra i quali i pittori Carlo Siviero, Giuseppe Casciaro, Augusto Lovatti e Antonino Leto) di scuola e di sensibilità diverse, che si recavano abitualmente sull'isola attratti dalla abbagliante luce mediterranea, dalla natura selvaggia delle rocce e dalla vita semplice degli abitanti. Anche egli si lasciò sedurre dalla realtà dell'isola, che divenne soggetto privilegiato delle sue opere. In cornice.

Trittico Orologio in Bronzo G. Raglia Milano
OGANOG0144166

Trittico Orologio in Bronzo G. Raglia Milano

XIX Secolo - dal 1801 al 1900

OGANOG0144166
Trittico Orologio in Bronzo G. Raglia Milano

XIX Secolo - dal 1801 al 1900

Trittico orologio in bronzo dorato e cesellato. L'orologio presenta un'ampia base con decori a volute fogliacee finemente cesellate su cui poggiano due putti che reggono una ghirlanda di fiori. Alla sommità piccolo putto seduto. La mostra in metallo smaltato con ore a numeri romani e minuti a numeri arabi riporta il marchio della manifattura ed è protetta da coperchio con vetro curvato. I candelabri in bronzo dorato e cesellato a sei luci, ripropongono una base intagliata a volute fogliacee su cui poggia un putto che sorregge le fiamme. L'altezza dei candelabri misura 63 centimetri.

Giorgio Belloni
ARARNO0141427

Giorgio Belloni

Brunate 1925

ARARNO0141427
Giorgio Belloni

Brunate 1925

Olio su tela. Firmato e datato 1925 in basso a destra. Al retro è presente etichetta di provenienza da collezione privata. Nato a Codogno, dopo avere studiato a Verona Giorgio Belloni si stabilì a Milano nel 1890 e studiò all'Accademia di Brera, come allievo di G. Bertini, maturando nel clima della pittura lombarda e affermandosi ben presto nella rappresentazione del paesaggio. Pur studiando e avvicinandosi ad importanti artisti del tempo, Belloni non aderì pienamente né alla tecnica della macchia né a quella dell'"impressione", ma amalgamò piuttosto tali esperienze secondo una visione più aderente alla realtà, soffusa di un tenue e levigato lirismo: la sua pittura è soprattutto una ricerca di toni e di accordi di colore, impreziosita da una oculata e un poco leziosa eleganza formale, e rivela un mondo sereno e senza scosse, in cui è protagonista la natura. Anche con il maturare degli anni, le sue opere dimostrano una singolare fedeltà al gusto e alle preferenze giovanili, poichè il Belloni non si lasciò contaminare dagli interessi nuovissimi e rivoluzionari della pittura italiana ed europea del sec. XX, continuando fino alla fine ad operare secondo il gusto dell'ultimo Ottocento romantico. L'opera qui proposta presenta lo scorcio di una collina verdissima e dolce, quella di Brunate che si affaccia sulla città di Como, sulla quale spuntano piccoli aggregati di case, ed è sovrastata da un cielo con rarefatte nuvolette; la stesura del colore è a macchie, in cui le forme si sovrappongono a creare un'atmosfera sfumata. Il dipinto è stato restaurato e ritelato. E' presentato in cornice in stile.

Alfonso Corradi
ARARNO0141440

Alfonso Corradi

Albania 1916

ARARNO0141440
Alfonso Corradi

Albania 1916

Olio su cartone. Firmato in basso a sinistra. Al retro presente il nome con il titolo, che ubica il piccolo scorcio in Albania nel 1916, durante la I guerra mondiale. Presente timbro di provenienza da collezione privata. Alfonso Corradi, nato in Emilia ma formatosi e vissuto poi a Milano, fu studente di ornato all'Accademia di Brera e per alcuni anni si dedicò anche alla scenografia. Si specializzò nel paesaggio e intraprese una carriera espositiva concentrata soprattutto a Milano. Il soggetto qui proposto, benchè a carattere paesaggistico, rientra in una produzione rara di una serie di piccoli quadretti, quasi bozzetti, che riconduce alla prima guerra mondiale, in particolare alla spedizione militare di un corpo italiano in Macedonia nel 1916, inviata dal governo allo scopo di contrastare le forze austro-ungariche e bulgare nel corso della prima guerra mondiale e di controllare quel territorio. Non si ha peraltro ha documentazione della partecipazione diretta del pittore a tale campagna bellica. Il dipinto è in cornice.

Leonardo Dudreville
ARARNO0141433

Leonardo Dudreville

Composizione con Frutta e Calice 1937

ARARNO0141433
Leonardo Dudreville

Composizione con Frutta e Calice 1937

Olio su tavola. Firmato e datato in alto a sinistra. Artista di origine veneziana ma formatosi artisticamente a Milano, il Dudreville passò da una fase giovanile divisionista, ad una pittura astrattista ed infine, dagli anni '20, ad una realista poiché protesa verso una maggiore adesione all'essenza delle cose. Egli autodefinì la sua pittura di quest'ultimo periodo "fiamminga", volendo sancire con questa indicazione intimistica la sua distanza dal trionfalismo ed ottimismo del Novecento italiano e la sua ricerca di una relazione oggettiva con la natura. Cieco da un occhio, non partecipò attivamente alle guerre e nel 1942, per sfuggire ai bombardamenti, si ritirò a Ghiffa, sul Lago Maggiore, ove rimase sino alla morte. L'opera qui presentata propone una composizione di frutta con susine gialle e nere e albicocche, alcune poggiate su un piatto altre fuori di esso, e sovrastate da un calice pieno d'acqua: la pittura di gusto "fiammingo" si riconosce nella adesione realistica della composizione. L'opera è presentata in cornice in stile.

Giorgio Belloni
ARARNO0141426

Giorgio Belloni

Lo Scoglio di Quarto 1918

ARARNO0141426
Giorgio Belloni

Lo Scoglio di Quarto 1918

Olio su tavola. In basso a destra sono presenti la firma e una dedica ("Alla gentile signora Maria De Stefani con molti auguri") e la data Aprile 1918. Al retro sono presenti etichetta della Galleria d'Arte Ponte Rosso di Milano con i dati dell'opera, e etichetta della Galleria Guglielmi di Milano. E' presente inoltre timbro di provenienza da collezione privata. Nato a Codogno, dopo avere studiato a Verona Giorgio Belloni si stabilì a Milano nel 1890 e studiò all'Accademia di Brera, come allievo di G. Bertini, maturando nel clima della pittura lombarda e affermandosi ben presto nella rappresentazione del paesaggio. Pur studiando e avvicinandosi ad importanti artisti del tempo, Belloni non aderì pienamente né alla tecnica della macchia né a quella dell'"impressione", ma amalgamò piuttosto tali esperienze secondo una visione più aderente alla realtà, soffusa di un tenue e levigato lirismo: la sua pittura è soprattutto una ricerca di toni e di accordi di colore, impreziosita da una oculata e un poco leziosa eleganza formale, e rivela un mondo sereno e senza scosse, in cui è protagonista la natura. Anche con il maturare degli anni, le sue opere dimostrano una singolare fedeltà al gusto e alle preferenze giovanili, poichè il Belloni non si lasciò contaminare dagli interessi nuovissimi e rivoluzionari della pittura italiana ed europea del sec. XX, continuando fino alla fine ad operare secondo il gusto dell'ultimo Ottocento romantico. L'opera qui presentata propone uno scorcio suggestivo del piccolo borgo campano, visto dalla costa: domina l'azzurro nelle sue diverse tonalità, su cui si inserisce la lingua di terra con i suoi scogli. L'opera è presentata in cornice coeva.

Giuseppe Gheduzzi
ARARNO0141434

Giuseppe Gheduzzi

Paesaggio Piemontese

ARARNO0141434
Giuseppe Gheduzzi

Paesaggio Piemontese

Olio su tavola. Firmato in basso a destra. Al retro presente etichetta della Galleria Bolzani di Milano, con il titolo dell'opera. Nato a Crespellano (BO) inel 1889 dal pittore Ugo Gheduzzi, Giuseppe apprende dal ui i primi rudimenti dell'arte insieme ai fratelli Cesare, Mario e Augusto. Dopo l l'esordio a Vignola nel 1907 con il dipinto Paesaggio alpestre, Giuseppe Gheduzzi affina la sua formazione a Torino presso l'Accademia Albertina in qualità di allievo di Andrea Marchisio e di Paolo Gaidano. Lasciata l'Accademia collabora con il padre per la realizzazione delle scenografie del Teatro Regio. Giuseppe è un abile paesaggista: dipinge scorci e panorami veneziani, vedute dei laghi e delle valli piemontesi e della riviera ligure. Ma, a differenza del fratello Cesare ,eccelle anche nei dipinti di interni con figure e nei temi orientalisti: particolarmente apprezzati da pubblico e critica sono infatti le sue scene di genere e i dipinti che raffigurano interni di botteghe di artigiani, antiquari e stalle. Nel corso della sua vita Giuseppe partecipa a moltissime rassegne della Promotrice alle Belle Arti di Torino e al Circolo degli Artisti di Torino, e realizza diverse mostre personali. Muore a Torino il 21 maggio 1957. rientra nella sua vasta produzione paesaggistica anche questa veduta della campagna piemontese, con una figurina solitaria che cammina sul sentiero. L'opera è presentata in cornice coeva.

Lorenzo Delleani
ARARNO0141430

Lorenzo Delleani

Paesaggio 1893

ARARNO0141430
Lorenzo Delleani

Paesaggio 1893

Olio su tavola. Datato in basso a destra 28-10-97. Sul retro timbro di autentica firmato da Leonardo Bistolfi (esperto della pittura di Delleani). Presente anche timbro di provenienza da importante collezione privata. Nato nel biellese e formatosi artisticamente all'Accademia Albertina di Torino, Lorenzo Delleani si dedicò inizialmente al soggetto storicista, con una produzione di tono accademico-romantico. Negli anni '60 cominciò ad avvicinarsi al paesaggio e alle scene di vita popolare, realizzando i primi lavori. Dagli anni Sessanta, la sua produzione assunse un 'intonazione prettamente verista. Da alcuni soggiorni a Venezia e dallo studio dei grandi veneziani dei secoli precedenti, Delleani acquisì le vibrazioni cromatiche e le calde luminosità che compaiono con insistenza nella sua produzione dalla metà degli anni Settanta. Compaiono in questo periodo nella sua produzione anche i soggetti orientalisti, sul filone in voga in quel periodo, ispirato soprattutto dalla produzione del Morelli. Acquistano spazio nella sua attività le piccole tavole con paesaggi spigliati, costruiti da pennellate veloci, a cui si affiancano però anche tele di formato maggiore; abbandona progressivamente il soggetto storico per dedicarsi esclusivamente al paesaggio con soggetti che variano, dai dintorni di Oropa, al lago del Mucrone, ai prati di Pollone Biellese, alle processioni religiose, alle vedute liguri. Attivo sempre nella vita artistico-culturale italiana, in particolare di Torino, fece parte del comitato promotore per l'Esposizione internazionale di arte decorativa moderna che si tenne a Torino nel 1902, nel quale vi era anche Leonardo Bistolfi , suo amico sincero e successivamente ritenuto il maggior esperto della sua pittura. 'opera qui presentata è una piccola veduta paesaggistica, divisa orizzontalmente in due parti quasi nette: la bruna campagna piemontese in primo piano a cui fa da sfondo la catena delle Alpi, biancheggiante a sfumare nel cielo sovrastante, la cui intensa luminosità quasi abbaglia e irradia luce anche sulle zolle e gli arbusti sottostanti. L'opera è presentata in cornice di fine '800.

Lampadario a Mongolfiera
ANILLA0141123

Lampadario a Mongolfiera

Lampadario a Mongolfiera

ANILLA0141123
Lampadario a Mongolfiera

Lampadario a Mongolfiera

Lampadario a mongolfiera a sedici luci, in metallo, ornato con pendenti e collane in cristallo.

Silvio Consadori
ARARNO0141436

Silvio Consadori

Paris Rue de l'Abbaye 1978

ARARNO0141436
Silvio Consadori

Paris Rue de l'Abbaye 1978

Olio su tela. Firmato in basso a destra. Al retro è presente etichetta con timbri della Galleria Ponte Rosso di Milano, con i dati dell'opera; sulla tela è riportato il titolo. Silvio Consadori, nato e formatosi artisticamente prima a Brescia, sua città natale, poi all'Accademia Carrara di Bergamo, nel 1935 scoprì Burano, entrando subito a far parte della cerchia di artisti che trascorrevano lunghi periodi sull'isola. Fu inizialmente pittore di scene di genere (gli interni dei caffè e le maternità furono fra i suoi soggetti più ricorrenti), mentre a partire dal dopoguerra si dedicò con costanza alla pittura sacra, A partire dagli anni '50, nacquero i suoi grandi cicli di affreschi a soggetti sacri, che culminarono nel 1971 in quello che lui stesso definì “il risultato più completo della mia pittura ad affresco”: dodici affreschi nella chiesa di San Giuseppe al Trionfale in Roma. Negli ultimi anni della sua vita trascorse lunghi periodi, oltre che a Milano, ove insegnò al liceo di Brera, anche sul lago di Garda e a Burano, ove morì nel 1994. E' qui proposto un piccolo scorcio di una via parigina, con le geometrie, precise ma dai contorni sfumati, e i colori pastelli propri dell'artista. L'opera è presentata in cornice in stile.

Alfonso Corradi
ARARNO0141439

Alfonso Corradi

Milano via Olmetto 1943

ARARNO0141439
Alfonso Corradi

Milano via Olmetto 1943

Olio su cartone. Firmato in basso a sinistra. Al retro presente il nome con il titolo, che ubica il piccolo scorcio a Milano, in via Olmetto. Alfonso Corradi, nato in Emilia ma formatosi e vissuto poi a Milano, fu studente di ornato all'Accademia di Brera e per alcuni anni si dedicò anche alla scenografia. Si specializzò nel paesaggio e intraprese una carriera espositiva concentrata soprattutto a Milano. Il soggetto qui proposto è un bozzetto di uno scorcio milanese devastato dalla guerra, come denunciano cumuli di macerie lungo la strada e le facciate sventrate dei palazzi. In cornice.

Alessandro Milesi
ARARNO0141428

Alessandro Milesi

Il Porto di Marghera

ARARNO0141428
Alessandro Milesi

Il Porto di Marghera

Olio su cartone. Firmato in basso a destra. Al retro è presente dichiarazione di autenticità dell'opera scritta a mano dalla figlia Antonietta Milesi, datata 1981. Presente inoltre timbro di provenienza da collezione privata. Dopo un'infanzia difficile per l'indigenza della famiglia, Alessandro Milesi a soli tredici anni si iscrisse all'Accademia di belle arti di Venezia, che frequentò fino al 1873, con impegno e risultati lodevoli e conseguendo vari premi. Alla fine del 1873 il professore di disegno della figura Napoleone Nani, che già si era adoperato per farlo lavorare come ritoccatore presso un fotografo tornò a Verona, chiamato a dirigere la locale Accademia. Il M. lo seguì, e lì, grazie all'aiuto del maestro, ottenne importanti commissioni. Ritornato a Venezia si dedicò esclusivamente alla pittura: tutte le sue opere di questo primo periodo, soprattutto le scene di genere, sono vicine a quelle del più importante maestro della pittura di genere veneziana di quegli anni, Gaetano Favretto, anche nelle scelte dei soggetti, ricercati prevalentemente tra il popolo, per rispondere al crescente interesse per scene di vita quotidiana veneziana da parte sia dei collezionisti sia degli artisti stranieri. Il Milesi realizzò in particolare numerosi dipinti che hanno come tema la figura e la famiglia del pescatore e del gondoliere. Fu peraltro anche un valido ritrattista. Nel 1886 Milesi sposò Maria Ciardi, sorella dell'amico e pittore Guglielmo Ciardi. Nel 1888 partecipò per la prima volta alla Biennale di Venezia, e da allora fu costante la sua presenza a mostre ed esposizioni internazionale e italiane. Dal 1895 partecipò a tutte le Biennali veneziane fino al 1935, con l'intervallo della prima guerra mondiale a cui partecipò da volontario. Anche se la ricerca pittorica più moderna e le avanguardie sembravano orientarsi decisamente in un'altra direzione rispetto alla sua opera, il Milesi ebbe un grande successo di pubblico e di vendite, segnando il persistere di un certo gusto collezionistico. Alessandro Milesi morì a Venezia nel 1945. L'opera proposta raffigura uno scorcio del porto di Marghera, privo di figure ma vivace e fervente di attività. E' presentato in cornice.

Bicchieri Baccarat
OGMOOG0147311

Bicchieri Baccarat

OGMOOG0147311
Bicchieri Baccarat

Servizio bicchieri per dieci persone in cristallo di Baccarat. Servizio composto da dieci bicchieri per acqua e dieci per vino. Marchio della manifattura sotto la base.